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Il metodo Primavera
Un metodo moderno per avvicinare i bambini in modo intuitivo e graduale alla scrittura

Il METODO PRIMAVERA®, nasce dall’esperienza professionale della dott.ssa Susanna Primavera nel campo della Grafologia ed, in particolare, dell’ Educazione e Rieducazione della scrittura (1) nonché dalla sperimentazione effettuata nelle scuole negli ultimi dieci anni, basata sui principi di Robert Olivaux(2) , alla base del recupero della disgrafia.

Il METODO PRIMAVERA® parte dal concetto per cui fin dai quattro anni è possibile eseguire dei segni semplici e forme preparatorie alla scrittura, memorizzandone la denominazione e facendo riferimento a criteri topologici. L’esecuzione del movimento grafico risulta infatti più facile e naturale se tali segni, orientati nello spazio grafico in modo preciso, vengono associati ad un nome familiare che di per sé evoca un elemento della natura oppure ad un oggetto che il bambino già conosce e che riconosce nel segno, per affinità di forma.

Si tratta di un metodo moderno di avviamento al gesto grafico da utilizzare sia nella Scuola dell’Infanzia, sia nell’insegnamento vero e proprio della scrittura nella prima classe della Scuola Primaria, con finalità e  linguaggi specifici e appropriati per ogni fascia d’età.

Tale metodologia rappresenta un’opportunità di innovazione nella didattica, una proposta concreta di preparazione del gesto grafico fin dalla Scuola dell’Infanzia, una risposta pedagogica preventiva e mirata al problema sempre più preoccupante della disgrafia e delle difficoltà di apprendimento (DSA/BES) ma anche un metodo intuitivo da utilizzare per l’insegnamento della lingua a bambini stranieri.

Lettura e scrittura sono processi diversi eppur correlati con tratti in comune. La lettura richiede fondamentalmente  il riconoscimento visivo di grafemi e una corretta pronuncia di lettere e parole.
Scrivere è un’attività più complessa e articolata della lettura; infatti, richiede il riconoscimento mentale dei grafemi, la loro associazione con i fonemi corrispondenti e infine la riproduzione grafica di segni in uno spazio strutturato secondo regole di orientamento e di tipo linguistico.

Pertanto,  dedicare tanta attenzione all’insegnamento della scrittura, studiandone il processo e avviando l’abilità grafica in modo mirato ed organizzato, differenziandola per età, significa favorire non solo lo sviluppo psicomotorio fine ma anche il più ampio sviluppo cerebrale e linguistico del bambino.

Né va sottovalutata la dimensione psicologica motivazionale che si può riassumere in questo stato d’animo: “Se sono capace di scrivere, posso farcela!”.

I bambini che all’inizio della scuola primaria riescono a scrivere in modo chiaro sono favoriti nell’apprendimento in senso lato, perché vedono chiaramente quanto scrivono, imparano ad associare più facilmente suoni e grafemi; inoltre sapendo organizzare il gesto secondo le regole linguistiche, riescono anche ad esprimere meglio il proprio pensiero e la memoria ne risulta potenziata.

La scrittura a mano è un’arte antichissima, espressione del pensiero e del bisogno di comunicare, che consente di sviluppare l’intelligenza in modo ottimale; è infatti il risultato di un’azione dinamica complessa, generata da diverse aree del nostro cervello. Ciononostante, nella nostra società digitale, i giovani tendono a scrivere a mano sempre meno, preferendo l’utilizzo delle nuove tecnologie ed il carattere stampato rispetto al corsivo, che invece li aiuterebbe ad esprimersi meglio in forma scritta.

Dal punto di vista didattico e, più in generale, dal punto di vista culturale, dobbiamo riconoscere al carattere corsivo il giusto valore che gli spetta, anziché additarlo erroneamente come” colpevole” dei problemi di scrittura.

Infatti, la tendenza attuale in caso di difficoltà di scrittura, è quella di suggerire l’utilizzo del carattere stampato in luogo del carattere corsivo giustificando la scelta sulla base della maggiore complessità di elaborazione insita nel corsivo stesso. Lo stampato infatti risulta più semplice e più facile da riprodurre perché si articola su una banda spaziale delimitata soltanto da due limiti, uno superiore ed uno inferiore.

Dall’esperienza sul campo emerge invece una valorizzazione del corsivo: quando i bambini vengono introdotti al carattere corsivo attraverso un valido percorso di prescrittura fin dalla Scuola dell’Infanzia, seguito da un approccio di insegnamento attento ed articolato come questo, la maggior parte dei bambini non incontra difficoltà di esecuzione nella letto-scrittura.  Anzi, sono proprio i bambini con maggiori difficoltà a trarne per primi vantaggio. Infatti, se insegnato correttamente il corsivo risulta semplice da riconoscere e facile da eseguire ed è proprio per queste sue caratteristiche che il corsivo facilita la stessa lettura dei caratteri di stampa in stampato minuscolo.

Nella scuola primaria, tale metodo didattico di approccio alla scrittura non ha condizionato le varie scelte degli insegnanti relative al più ampio quadro di riferimento strategico per la letto-scrittura: metodi sintetici, analitici o misti.

Se la scuola è un ambiente educativo di apprendimento e la scrittura è sia uno strumento di comunicazione che un mezzo di espressione della personalità del bambino, allora l’arte della scrittura va insegnata in modo adeguato mettendo a disposizione degli alunni strumenti di qualità che ne favoriscano al massimo la crescita armoniosa, potenziandone le abilità e la sicurezza personale legata al “saper fare” nel “saper essere”.

Dopo la valorizzazione della psicomotricità ed il recupero del valore della manualità in generale, è giunto il momento di recuperare anche il grande valore del corsivo per lo crescita armonica dell’individuo nella società: il corsivo è Patrimonio dell’Umanità.

La particolare denominazione dei segni che partono dai riferimenti topologici legati allo spazio e conducono al mondo concreto dei bambini per mezzo dell’abbinamento forma-nome, rappresenta una nuova via per entrare nel merito dell’orientamento spaziale, della percezione visiva e della lateralità in modo graduale e alla portata dei bambini di 4, 5 e 6 anni.